Trentanove anni, Pierpaolo Roberti è stato vicesindaco di Trieste prima di venire nominato, lo scorso anno, assessore regionale alle autonomie locali, sicurezza e immigrazione, lingue minoritarie e corregionali all’estero nella giunta guidata da Massimiliano Fedriga. Pubblichiamo qui un estratto dell’intervista, rilasciata dall’assessore al nostro settimanale.
Lei sta lavorando alla riforma degli enti locali. Prevedete delle soluzioni anche per la Benecia?
“Sulla riforma stiamo lavorando e conto di presentarla entro l’anno. Tra la Regione e i Comuni manca un interlocutore, un ente intermedio. Le UTI non sono un ente intermedio e non hanno un potere contrattuale anche nei confronti della Regione. L’UTI delle Valli del Natisone sarebbe molto debole anche dal punto di vista demografico. Serve assolutamente un ente che possa essere una sottospecie di Provincia, ma dando la possibilità ai Comuni di potersi consorziare con le forme che ritengono più opportune. Ho sentito parlare anche dell’ipotesi di un’unica area montana. Queste però saranno scelte dei territori e la Regione non vuole imporre assolutamente nulla, vogliamo semplicemente dare tutti gli strumenti possibili. Il territorio del FVG è molto variegato e nella sua varietà è difficile da governare con dei modelli predefiniti.”
Perché ha voluto modificare la legge di tutela regionale per gli sloveni e istituire un secondo albo per favorire le organizzazioni che non si sentono slovene?
“In quel territorio c’è una contrapposizione storica. Non entro nel merito in quanto non sono un linguista. Ci sono alcuni che parlano il dialetto e si definiscono sloveni, altri che parlano lo stesso dialetto, ma chiamandolo lingua e si definiscono italiani di ceppo slavo. A me interessa fare in modo che il ragazzino che nasce oggi riesca a portare avanti il patrimonio culturale pre-sente in quelle zone.”
Cosa voleva ottenere con questa proposta?
“Fino ad ora quella contrapposizione, che arriva da mille sofferenze che ci sono state in determinati territori, ha prodotto molte energie che sono state sprecate in discussioni inutili. Personalmente mi dà fastidio che le energie vengano sprecate e non indirizzate nella promozione della lingua, della cultura e delle tradizioni locali. Per questo ho voluto intervenire. La legge di tutela regionale su quel punto è stata scritta in un modo molto vago proprio perché non si voleva entrare nello specifico. In realtà quella vaghezza non ha prodotto una riappacificazione, vuol dire che qualcosa non ha funzionato.”
Alla fine ha ritirato la sua proposta di modifica della legge.
“La mia proposta è stata superata da un’altra proposta che trovo ragionevole, presentata dai presidenti dell’SKGZ e della SSO. La mia proposta serviva a dire: manteniamo tutti sotto il tetto della promozione della lingua della minoranza linguistica slovena e facciamo in modo che, attraverso un’aggiustamento di carattere amministrativo più che politico, le risorse vadano a finire a tutti, indipendente se qualcuno in cuor suo non si sente sloveno.”
Non sarebbe opportuno chiedere ai linguisti, di formulare un parere sulla genesi dei dialetti e poi ragionare dal punto di vista politico?
“Uno studio linguistico la Regione può anche farlo, non penso però che porterà alla soluzione. Sappiamo perfettamente che il problema non è di natura linguistica in quanto una parte di cittadini si sentono espressione della comunità nazionale slovena ed un’altra parte questo sentimento non ce l’ha. A questi puoi portare qualsiasi tipo di studio, ma il sentimento non lo cambi. Ora dobbiamo chiederci se a noi interessa mantenere questa situazione o ci interessa di più che si continui a parlare questa lingua.”
Il testo integrale dell’intervista all’assessore Roberti sul Novi Matajur del 17 luglio