Causa assenze salta il “tavolo” voluto da Roberti

Si è concluso con un nulla di fatto il primo incontro del ‘tavolo’ convocato dall’assessore regionale Pierpaolo Roberti in cui si sarebbe dovuto trovare un compromesso riguardo alcune possibili modifiche alle legge regionale di tutela della minoranza linguistica slovena. L’incontro era stato voluto dallo stesso Roberti dopo che, in consiglio regionale, aveva ritirato gli emendamenti (in particolare quello all’articolo 22 della legge regionale 26/2007), inizialmente proposti dalla giunta, che avrebbero, fra l’altro, introdotto un albo separato per le associazioni che promuovono “le varianti locali” parlate nella provincia di Udine. Ma la riunione è stata di fatto boicottata dai rappresentanti delle associazioni “Forum per la Slavia”, “Associazione Slavia Friulana nel Mondo”, “Istituto Slavia Viva”, “Circolo culturale 100xcento”, “Pro Loco Stregna”, “Associazione Identità e Tutela Val Resia”, “Gruppo esploratori e lavoratori Grotte di Villanova”, che hanno esposto le loro motivazioni in una lettera indirizzata ai vertici regionali. Erano invece presenti i rappresentanti delle organizzazioni slovene Skgz ed Sso, anche della Provincia di Udine, e i consiglieri regionali Giuseppe Sibau (Autonomia responsabile), Igor Gabrovec (Slovenska skupnost) e Danilo Slokar (Lega Nord) oltre all’assessore Pierpaolo Roberti. C’era poi Alberto Siega che, a nome di Identità e tutela Val Resia, ha ribadito di volere solo una legge specifica per il resiano. E Michela Gus, del circolo Stellini, che si è detta favorevole solo a sostenere l’ipotesi dell’albo separato.
Il chiarimento quindi è giunto dalla lettera in cui, gli autoproclamatisi portavoce delle “comunità autoctone slave di nazionalità italiana” (i presidenti delle succitate associazioni più Mauro Veneto, consigliere di minoranza a Stregna e presidente del Torre Natisone Gal, unico amministratore ad aver sottoscritto il testo) di fatto rifiutano il dialogo con i rappresentanti della comunità linguistica slovena cui la legge che vorrebbero fosse modificata è riferita.
Oggetto della contesa è chiaramente “l’appartenenza nazionale” della comunità. La contestazione però, ricordiamo per l’ennesima volta, non trova alcun fondamento giuridico: né nell’articolo 6 della Costituzione né, di conseguenza, nelle leggi di tutela che infatti si riferiscono alla “minoranza linguistica”, senza riferimenti ad appartenenze nazionali. Al pari della sostenuta estraneità dei dialetti (“varianti locali”) della provincia di Udine al sistema dialettale sloveno, tesi più volte smentita dalla comunità scientifica (oltre che dalle evidenze empiriche).
Il tavolo dovrebbe riunirsi nuovamente fra due settimane, anche se difficilmente potrà portare alla soluzione “di compromesso” auspicata dall’assessore Roberti. Nel frattempo è stata convocata per il prossimo lunedì 8 luglio una nuova riunione della commissione consultiva regionale della minoranza linguistica slovena (nella foto la riunione dello scorso 23 giugno) che discuterà, nuovamente, di questo tema.

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