Conferenza sulla minoranza linguistica slovena, le soluzioni condivise

I problemi attuali e le possibili prospettive per la comunità linguistica slovena sono stati analizzati in maniera sistematica nella due giorni dedicata alla seconda Conferenza regionale sulla tutela della comunità linguistica slovena. Prevista dalla legge regionale 26/2007, la Conferenza, iniziata il 24 novembre a Gorizia e conclusa con le relazioni finali sui lavori nella mattinata del 25 nella sede del Consiglio regionale a Trieste, si è concentrata su due aspetti fondamentali: l’organizzazione delle attività e la rappresentatività istituzionale della minoranza stessa e il complesso rapporto fra la lingua slovena (da veicolare con una corretta valorizzazione della stessa) e l’identità degli sloveni in Italia.
Quest’ultima tematica in particolare, vista dalla prospettiva della comunità slovena della provincia di Udine, è stata affrontata dal gruppo di lavoro specifico sulla “Verifica dello stato di attuazione dei provvedimenti a favore del resiano e delle varianti linguistiche delle valli del Natisone, del Torre e della Val Canale. I lavori, nel pomeriggio del 24 novembre, hanno preso spunto dalla relazione scientifica curata (ed esposta nella mattinata dello stesso giorno) da Živa Gruden e Ilaria Ciccone.
Coordinato da Jole Namor e Giorgio Banchig, il dibattito, al quale hanno partecipato anche, in qualità di amministratori del Comune di Resia, la vicesindaco Cristina Buttolo, l’assessore alle attività produttive Franco Calligaris e il consigliere di opposizione Giuliano Fiorini nonché la presidente dell’associazione culturale “Museo della gente della Val Resia” Luigia Negro, è stato dedicato alla “questione resiana”. I due rappresentanti della Giunta hanno sottolineato alcuni elementi di positività contenuti nelle norme che tutelano la minoranza slovena a Resia. Hanno evidenziato però anche che il resiano abbia caratteristiche proprie (in qualche modo riconosciute dalla legge regionale all’articolo 22) e che l’appartenenza al mondo delle parlate slovene generi ancora l’ostilità di parte della popolazione. Tutti i presenti, però – si evidenzia anche nel documento conclusivo del tavolo di lavoro – hanno concordato che è oggi necessario che la parlata di Resia vada insegnata a scuola per garantirne la sopravvivenza. A questo proposito, nel corso del dibattito è emerso il problema della grafia per cui esistono due prassi, una “accademica” (elaborata dallo slavista Han Steenwijck) ed una resa ufficiale da una delibera del consiglio comunale. Per una soluzione condivisa, nel documento finale del tavolo, con l’accordo di tutte le parti, si richiede che la Regione convochi un tavolo di esperti in materia che possa risolvere il problema adottando una grafia unitaria e riconosciuta.
In tema di tutela delle varianti locali (e quindi in relazione ai fondi dell’articolo 22 della legge di tutela regionale) il documento finale del tavolo di lavoro giudica come “incomprensibili” i fondi che, passando attraverso i comuni, finiscono a finanziare le attività di associazioni che nei propri programmi e attività sostengono la tesi per cui il “Natisoniano” sia una lingua a sé stante, osteggiando quindi la legge di tutela stessa.
Si ribadisce poi la necessità di trovare una soluzione sistematica per l’insegnamento dello sloveno in Val Canale all’interno di un modello di insegnamento plurilingue. E si richiede che, all’interno del sistema scolastico, lo sloveno – se richiesto dalle famiglie – possa essere insegnato anche nei territori al di fuori di quelli dei comuni inseriti nella tutela.
Quanto ai fondi per lo sviluppo socio economico dei territori in cui è storicamente insediata la minoranza slovena in provincia di Udine (riferiti quindi all’articolo 20 della legge regionale che riprende l’articolo 21 della legge dello Stato 38/2001), come già riferito nella ricerca di Gruden e Ciccone, si sottolinea la necessità di elaborare una pianificazione più unitaria degli investimenti. La proposta (vista anche la preoccupazione per la suddivisione del territorio tutelato in tre differenti Uti, in seguito alla riforma degli enti locali della Regione) è che a questo proposito si istituisca un tavolo fra i sindaci dei comuni interessati e i rappresentati delle organizzazioni slovene.

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