È costato un milione e centomila euro. Doveva essere un caseificio. Per la precisione, il centro di produzione della Latteria sociale di Cividale e Valli del Natisone. Dal 2017 però, anno in cui è terminata la costruzione del capannone nella zona industriale di San Pietro, su incarico dell’allora Uti del Natisone, l’edificio è rimasto vuoto.
A breve, però, diventerà un centro per la produzione di vino. A gestirlo sarà Martina Moreale, già titolare dell’azienda Il Roncal di Cividale del Friuli. Unica offerente per il bando della Comunità di montagna del Natisone e Torre, subentrata nella proprietà della struttura all’Uti, pubblicato ad agosto 2022.

Produzione, negozio e nuovi posti di lavoro
“Quanto prima – ci dice Moreale – intendiamo portare lì la produzione del vino e, non appena materialmente possibile, allestire anche un punto vendita dei prodotti”.
L’auspicio è anche quello di reperire al più presto il personale necessario per avviare l’attività “che – sono sempre le parole dell’imprenditrice – mi auguro possa essere residente nelle Valli del Natisone”.
Ci spiega Moreale che da tempo era alla ricerca di una struttura in cui potesse installare una linea di produzione. Avendo letto il bando della Comunità di montagna, e avendo visionato gli spazi, ha ritenuto la struttura di San Pietro al Natisone particolarmente adeguato per le sue esigenze. Sia per la struttura in sé, che si presenta ancora in buone condizioni e pronta all’uso, sia per il contesto del luogo, che – ci spiega – è paesaggisticamente più accogliente – e dunque adatto ad un’azienda vitivinicola – rispetto ad altre realtà anche poco distanti.

La (lunga) storia del caseificio che non ci sarà
L’aggiudicazione, avvenuta il 10 ottobre dello scorso anno, chiude una lunga vicenda iniziata nei primi anni duemila.
All’epoca l’idea era stata quella di trasferire lì, da Cividale, l’intera produzione casearia della Latteria sociale di Cividale e Valli del Natisone. I fondi, però, erano arrivati materialmente, nelle casse dell’Uti, solo nel 2016. All’epoca quindi il progetto venne realizzato proprio sulla base della ‘manifestazione di interesse’ espressa dalla Latteria sociale. E sulla base di questa vennero realizzati i lavori, tanto che, ancora oggi, ci sono affisse nei locali del capannone le insegne con le indicazioni per quel tipo di produzione. A lavori ultimati però la Latteria sociale non ritenne fossero stati realizzati secondo le proprie necessità. Ancora ad ottobre del 2019 il presidente della cooperativa Dario Roiatti disse in un’intervista per il nostro settimanale che “siamo molto, molto lontani dal poter definire quella struttura un caseificio.” Si riferiva – spiegò – non solo all’assenza dei macchinari, ma proprio agli spazi e ai materiali impiegati per pareti (in cartongesso) e pavimenti.
Certamente per l’ente pubblico proprietario della struttura quella della recente assegnazione è un’ ottima notizia. Sia perché la Comunità di montagna incasserà 16mila e 200 euro all’anno per la locazione, sia perché il rischio – ormai concreto – era quello di assistere al deterioramento di un bene su cui è stato fatto un investimento importante senza che venisse mai utilizzato.

Comugnaro soddisfatto per l’investimento nelle Valli
Antonio Comugnaro, del Comitato esecutivo della Comunità di montagna (e sindaco di San Leonardo), è infatti particolarmente soddisfatto.
“Certo – precisa – dispiace per l’esito che ha avuto la vicenda con la Latteria di Cividale. Ma forse un caseificio di quelle dimensioni avrebbe avuto senso nelle Valli quando qui c’erano ancora diversi allevatori e si produceva ancora tanto latte. Appunto, avrebbe avuto un riscontro significativo per l’economia venti anni fa quando venne pensato il progetto. Oggi molto meno. L’obiettivo più importante ora è che quella struttura, come anche le altre di proprietà della Comunità di montagna, vengano utilizzate al meglio. Da imprenditori locali o che quantomeno creino per questa zona opportunità lavorative”.