Tolto l’obbligo di trasferimento di funzioni (né il primo luglio 2018, né in date successive), tolto il blocco delle assunzioni di personale – senza però l’erogazione di risorse aggiuntive – per i comuni che non fanno parte di alcuna Unione territoriale intercomunale. La nuova mag- gioranza che guida la regione ha iniziato l’opera, attesa e più volte annunciata, di smantellamento della riforma degli enti locali, fra le più discusse introdotte durante la precedente legislatura.
Secondo le disposizioni in vigore prima della seduta del consiglio dello scorso 28 giugno infatti, i comuni che già hanno aderito all’Uti, avrebbero dovuto trasferire all’ente tutte le competenze elencate al comma 2 dell’articolo 26 della legge di riordino (gestione del perso- nale e coordinamento dell’organizzazione generale dell’amministrazione e dell’attività di controllo, sistema locale dei servizi sociali, polizia locale e polizia amministrativa locale, attività produttive, edilizia scolastica e servizi scolastici, catasto, programmazione e pianificazione territoriale di livello sovracomunale, pianificazione di protezione civile, statistica, elaborazione e presentazione di progetti a finanziamento europeo, gestione dei servizi tributari), cinque delle quali – tre a discrezione di ciascuna assemblea dei sindaci e obbligatoriamente i servizi sociali e l’elaborazione dei progetti europei – erano state già trasferite agli enti dal primo gennaio 2017.
Cadono quindi, con il secondo articolo della nuova norma, anche le penalità ai trasferimenti regionali per le Uti che non avessero adempiuto all’obbligo. A favore della legge hanno votato, oltre ai consiglieri della maggioranza, anche quelli del Movimento cinque stelle e della lista Cittadini. Astenuti i consiglieri del Partito democratico, unico voto contrario quello del consigliere di Open sinistra FVG Furio Honsell. Lo stesso Honsell aveva proposto un emendamento alla legge con cui l’obbligo per il trasferimento di tutte le funzioni (e le relative penalizzazioni in caso di non adempimento) si sarebbe spostato al 1 luglio 2019. Emendamento però respinto dall’aula.
È stato poi lo stesso presidente Massimiliano Fedriga a chiarire che l’intento dell’attuale maggioranza è quello di avviare un per- corso condiviso con i territori, per arrivare alla definizione di enti di area vasta eletti dai cittadini.
La proposta di partenza, avanzata già in campagna elettorale da autorevoli esponenti del centrodestra, dovrebbe essere quella di un “ritorno” alle aggregazioni territoriali delle vecchie Province più un ulteriore ente che abbracci tutto il territorio montano della Regione.