Dopo che nello scorso mese di dicembre i giudici della Corte costituzionale slovena hanno dichiarato incostituzionale l’articolo che definisce le circoscrizioni ed i distretti elettorali (secondo i giudici dopo 26 anni i distretti non corrispondono più ai criteri previsti dalla legge, troppo grande è infatti la differenza tra quelli più piccoli e quelli più grandi), il parlamento della Slovenia è chiamato a risolvere la questione. Il termine massimo per apportare delle modifiche adeguate è di due anni, ma in Slovenia hanno già da tempo iniziato a lavorare per una soluzione condivisa. Due le possibili soluzioni: ridefinire i distretti in modo che abbiano tutti, più o meno, lo stesso numero di abitanti, o sopprimerli ed introdurre le preferenze. Il presidente sloveno Borut Pahor ha ospitato proprio ieri, 16 maggio, alcuni esponenti dei partiti rappresentati in parlamento con cui ha avuto modo di analizzare le prime proposte, redatte dal ministero della pubblica amministrazione e presentate qualche giorno prima dal ministro Rudi Medved. Secondo queste proposte le differenze tra i singoli distretti elettorali sarebbero minime (entro il 10%) ed in ognuno di essi rientrerebberco circa 19 mila elettori. Per una ridefinizione diversa dei distretti basterebbero 46 voti in parlamento, mentre per l’introduzione delle preferenze e l’eliminazione dei distretti ne servirebbero 60. In ogni caso, alla consultazione dal presidente Pahor, i partecipanti hanno concordato che il prossimo – terzo – incontro si terrà a fine giugno, ed entro quella data verrà preparata una proposta per l’introduzione del voto di preferenza relativo (la sua validità è limitata da una soglia di sbarramento) che terrà conto di quanto discusso in questa occasione. Entro la fine della sospensione delle attività del parlamento per le vacanze estive verrà perfezionata la proposta per la ridefinizione dei distretti che verrà quindi discussa nel dettaglio a settembre. Definitivamente tramontata invece l’ipotesi di un voto di preferenza assoluto e obbligatorio.