Paesaggio, arte, narrazioni per riscoprire la valle dello Judrio: idee e progetti per rilanciare un territorio dimenticato

Il recupero dei terreni incolti e l’associazione fondiaria come presupposto per uno sviluppo sostenibile del territorio. La tutela della naturalità del corso d’acqua per preservare biodiversità e prevenire dissesti ed esondazioni. E la riscoperta di percorsi culturali, storici – la prima guerra mondiale – ed artistici – nelle opere pittoriche di Dora Bassi -, da coniugare con lo sviluppo del turismo sostenibile nella valle dello Judrio.
È stato un convegno intenso quello organizzato, lo scorso 15 novembre, dall’associazione Judrio nella sala civica del Comune di Cormons. A confrontarsi su idee e prospettive per lo sviluppo dei territori lungo il corso d’acqua che attraversa il confine fra Italia e Slovenia sono stati Luca Postregna, sindaco di Stregna, Zoran Jerončič, nella veste di ricercatore storico, Raffaella Zorza, biologa ambientale dell’ARPA, Bruno Bertero, direttore di Promoturismo FVG e Roberta Corbellini, storica e figlia della scultrice e pittrice di Brazzano Dora Bassi.
L’iniziativa, realizzata nell’ambito del progetto ‘Gli ecosistemi e le acque dell’Isontino’, finanziato dalla campagna ‘Io Sì’ di Coop Alleanza 3.0, è stato uno degli appuntamenti che, ha spiegato in apertura dei lavori il presidente dell’associazione Judrio Hans Kitzmüller, si propongono di restituire l’attenzione che merita ad una valle “spesso marginalizzata in passato perché lo Judrio segna per un tratto il confine fra Italia e Slovenia”, con l’obiettivo di valorizzarne le risorse del paesaggio e di contrastare l’abbandono e il degrado ambientale.
Come buona prassi, proprio per le finalità di cui sopra, Postregna ha illustrato il percorso che nel suo comune (che comprende anche un tratto dell’alta valle dello Judrio) ha portato all’istituzione dell’Associazione fondiaria “Erbezzo” e al recupero di 26.2 ettari di pascoli (solo nel biennio 2018-2019), 12.5 dei quali sui terreni gestiti dall’ASFO. L’associazione fondiaria, ha spiegato il sindaco, ha permesso di ovviare al problema della frammentazione delle proprietà rendendo “appetibili” per le imprese agricole gli oltre 60 ettari di terreno affidati all’associazione dai 70 soci.
Il recupero dei terreni incolti (l’abbandono di edifici e prati era stato indicato come uno dei problemi principali per il territorio nel processo partecipativo che ha portato alla realizzazione del Piano Paesaggistico regionale) è stato realizzato perlopiù con i fondi della legge 10/2010.

L’articolo completo nell’edizione cartacea del Novi Matajur in edicola il 20 novembre

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