“Abbiamo immaginato un’idea molto puntuale per questo presidio, con una specificità sul tema della geriatria: riaprire questa struttura oggi significa mantenere un impegno e mostrarci coerenti con quanto abbiamo sempre detto, cioè che le attività venivano sospese e non c’era una chiusura”
Così l’assessore regionale alla salute Riccardo Riccardi in visita, nel giorno della riapertura, al Punto di primo intervento di Cividale, lo scorso 13 febbraio. Le attività del Ppi erano state ‘sospese’ a inizio pandemia, nel marzo 2020, quasi tre anni fa.
Nelle ultime settimane dello scorso anno c’era stata l’apertura di un bando dell’azienda sanitaria per la gestione del servizio, da affidare a privati. A gennaio, l’assegnazione alla cooperativa Arkesis che oggi, quindi, fornisce alla struttura cividalese l’operatività, con un medico e un infermiere sempre presenti, 24 ore su 24, tutti i giorni della settimana, festivi compresi.
Assieme all’assessore hanno presenziato alla visita del Ppi anche il vicesindaco di Cividale (con delega alla salute) Roberto Novelli, il sindaco di Stregna Luca Postregna e quello di Torreano Francesco Pascolini. C’erano poi il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria del Friuli Centrale Denis Caporale e la direttrice del distretto di Cividale Anna Paola Agnoletto.
Agnoletto ha spiegato che la struttura avrà le caratteristiche del Punto di primo intervento a tutti gli effetti, con un triage preventivo sui potenziali casi covid (e quindi con due percorsi distinti per i pazienti) e una valutazione sulle condizioni del paziente che nei casi non risolvibili a Cividale verrà stabilizzato e trasferito a Udine. Dopo la brevissima riattivazione del Ppi nell’autunno 2020 (40 giorni in tutto), la nuova sospensione, durata appunto fino a lunedì scorso, era stata motivata proprio con l’impossibilità di costruire percorsi separati, per carenza di spazi, per i potenziali casi covid. Caporale ha quindi voluto ringraziare la cooperativa privata che ha reso possibile la riapertura della struttura. Senza il privato infatti – secondo il direttore di Asufc – non sarebbe stato possibile garantire la presenza del personale necessario.
Riccardi, che ha pure voluto esprimere gratitudine ad Arkesis, ha ribadito che in questo settore “il privato viene guardato come una bestemmia, ma questo è l’unico modo con cui possiamo garantire questo servizio.” Novelli ha sottolineato invece come la riapertura del Ppi sia un servizio importante per la zona che oltre a questo “beneficerà di tutta una serie di servizi rivolti alla sanità territoriale, l’aspetto più importante oggi per un’area particolare come questa.” Non si tratta, pertanto, secondo Novelli di un’apertura ‘spot’.
Anche se la vicinanza dell’appuntamento elettorale per le regionali del 2 e 3 aprile non è stata certo ignorata. Nè dentro la struttura, visto che Riccardi ha apertamente criticato ‘alcuni esponenti’ del centrosinistra che hanno stigmatizzato il ricorso al privato, quando, a suo dire, la pratica è iniziata in Emilia Romagna, roccaforte del Pd. Augurando poi, in quello che è sembrato una sorta di congedo dalla carica, alla prossima amministrazione Fedriga, auspicando la sua vittoria, di trovare soluzioni strutturali al problema della carenza di personale sanitario.
Nè all’esterno della struttura dove ha protestato, con slogan e cartelli, una delegazione dei comitati che dal 2020 chiedono la riapertura di un Pronto soccorso (non solo Ppi) e almeno del reparto di Medicina per acuti, sostituito ora da una medicina per le ‘cure intermedie’.
Fra i manifestanti, come altre volte in questi anni, anche il vicesindaco di Palmanova Francesco Martines e Francesco Paolo Tomada. Notizia recente è che Tomada sarà il candidato valligiano nella lista per le regionali del Pd. Mentre Riccardi dribblava con l’auto il picchetto dei manifestanti, preferendo un’uscita secondaria, Tomada ci ha detto che la riattivazione del Ppi con questa modalità “non mi convince, temo che il personale stabile sia in allarme. Tutti i cambiamenti sono sempre poco digeribili, e dopo aver subito la pandemia, il depauperamento delle risorse umane senza evidenti potenziamenti delle attrezzature mediche, lo scoramento è strisciante. Questi in Regione stanno portando a compimento il loro progetto: la chiusura”.