vojnovic“Ho creato una storia da più storie, ascoltate da parenti o conoscenti. Tutto quello che narro nel libro è in sostanza accaduto. Io, a differenza dei protagonisti, sono stato un giocatore di basket ed uno studente di regia cinematografia e teatrale, loro sono rimasti čefurji’. Così Goran Vojnović durante la presentazione, avvenuta la scorsa settimana al Visionario di Udine, della traduzione in italiano della sua opera prima, ‘Čefurji raus!’, pubblicata nel 2008. Vojnović, sicuramente una delle voci più interessanti della giovane letteratura slovena, nel suo libro d’esordio ha raccontato il mondo multietnico del quartiere di Fužine, periferia di Lubiana, Un quartiere dove si sono nel tempo aggregate le vite di molte famiglie provenienti dal sud della Jugoslavia. A loro è stato affibiato il nome dispregiativo di ‘čefurji’, feccia del sud, come recita il sottotitolo del libro edito da Forum, che ha mantenuto il titolo originale. È una periferia dove, ha ricordato la curatrice e tradutrice dell’edizione, Patrizia Raveggi, a contraddistinguere gli abitanti sono la mancanza di radici, la difficoltà e la disperazione, elementi che fanno di Fužine un luogo paradigmatico e del libro un racconto universale. “In quel ghetto – ha ricordato Raveggi – le persone, anche per il loro atteggiamento volgare ed esagerato, sono viste con ostilità e disprezzo dalla maggioranza.”
L‘autore è stato poi presentato da Roberto Dapit, docente di letteratura slovena all’Università di Udine, e da Aleš Doktorič, presidente del Kinoatelje che nella stessa serata ha proposto il film tratto dal libro, anch’esso opera di Vojnović.
Nato da genitori bosniaci, l’autore ha vissuto per 22 anni a Fužine.
I personaggi del quartiere, ha sottolineato lui stesso, “si rendono conto di non poter essere altro che čefurji, sono condannati a comportarsi in un certo modo, e quindi lo diventano in maniera ancora più radicale.” Oltre a quella cinematografica (‘Čefurji raus!’ era stato pensato dapprima come film) dell’opera esiste anche una versione teatrale.