Le comunità linguistiche “minorizzate” come catalizzatori di sviluppo: creativo, economico (anche attraverso la promozione del turismo esperienziale) e dell’informazione (attraverso il giornalismo di prossimità). L’incontro Lenghis Europe – in spiete di/waiting for/aspettando Suns Europe, tenutosi lo scorso 22 novembre all’Università di Udine, è stata una vetrina su alcune delle più significative esperienze realizzate nelle (e per le) lingue minoritarie per la promozione delle diversità culturali, per il riconoscimento dei diritti linguistici e, quindi, per la promozione di una compiuta cittadinanza europea.
Introdotte da Marco Stolfo, deus ex machina dell’evento, Melissa Colussi e Ariana Lugaj (diplomate al Master Euroculture) hanno illustrato, rispettivamente, i “case study” di Radio Onde Furlane e della produzione radiotelevisiva in Gallese. Francesca Battistutta, collaboratrice della storica emittente radiofonica Onde furane, ha invece illustrato alcune buone prassi per la promozione del territorio (e delle imprese) in lingua friulana.
Radio onde furlane quindi, ha spiegato Colussi riprendendo quanto sostenuto nella sua tesi per il Master Euroculture, garantisce una forma di giornalismo di prossimità secondo la definizione di Yves Agnes. È in grado cioè di trattare le notizie ed informare gli ascoltatori in relazione ad eventi più prossimi a lui dal punto di vista temporale, affettivo, sociale e geografico. Stabilendo un rapporto di fiducia che, in questo caso, è facilitato anche dall’intimità che garantisce il mezzo radiofonico. Non solo, secondo Colussi, la vocazione “internazionalitaria” di Radio onde furlane, da sempre attenta agli eventi che riguardano altre comunità linguistiche regionali ed europee, il pluralismo delle informazioni e la sua presenza sul territorio fanno sì che temi complessi come quelli identitari (per esempio nel rapporto fra identità friulana ed europea) diventino semplici nella prassi quotidiana.
Radio onde furlane, ha poi spiegato Battistutta, svolge anche un ruolo importante nella promozione del territorio, pilastro fondamentale per lo sviluppo del settore turistico. Soprattutto del turismo “esperienziale” la cui domanda (e quindi la fetta di mercato) è in costante aumento. La lingua, usata per descrivere gli elementi attrattivi del Friuli, diventa quindi uno dei fattori di autenticità immediatamente visibili al potenziale visitatore.
Ha radici che affondano almeno al 1953 invece, la storia degli investimenti sulle produzioni audiovisive in gallese, ha spiegato Lugaj. La preoccupazione che l’idioma (diffuso allora soprattutto nelle classi rurali del Galles) potesse scomparire, ha spiegato, comportò che lo Stato investisse risorse pubbliche importanti nella produzione di informazioni prima (con la tv BBC Wales) e di contenuti generici poi (con l’emittente S4C) in lingua gallese.
Il risultato oggi, è che le produzioni in gallese sono diventate una fucina di idee creative che vengono esportate in tutto il mondo. Fra le realtà di successo, ha ricordato a titolo d’esempio Lugaj, la serie tv Doctor Who e il cartone animato per bambini Il pompiere Sam, tradotte anche in italiano.
Per le produzioni in gallese, ha quindi sottolineato Lugaj, il governo britannico investe cento milioni di sterline all’anno (112 milioni e 702mila euro). A cui si aggiungono i 5 milioni della raccolta pubblicitaria e i 70 investiti direttamente dalla BBC.
Lingue minorizzate come motori di sviluppo sostenibile
