Scriviamo spesso in questa colonna delle difficolta strutturali in cui si trovano le vallate della provincia di Udine a ridosso del confine. Del calo demografico, delle poche opportunità di lavoro. E scriviamo anche dei disservizi, delle difficoltà politiche che, complice l’annoso viscerale conflitto identitario, tarpano le ali a chi invece ancora crede nel futuro di questa comunità. Scriviamo poco invece delle iniziative che ci restituiscono una visione diversa. Il progetto dell’autobus “Benečija gor in dol” è una di queste. Ed è solo uno dei progetti ideati e coordinati dall’Istituto per la cultura slovena di San Pietro. Che da anni, e in maniera sempre più efficace, affianca alla tutela e alla valorizzazione della nostra comunità, l’attività di promozione del territorio, di stimolo per lo sviluppo economico del territorio. C’è stato chi ne voleva creare uno proprio, chi ne ha criticato i finanziamenti (in realtà esigui in rapporto al lavoro e ai risultati conseguiti) e magari c’è ancora chi al bar di fronte ne parla male (in fondo è pur sempre “Sloveno”), ma poi vi si rivolge quando si tratta di organizzare qualcosa di concreto. Basterebbe elencare i progetti Interreg, il museo Smo, l’attivazione dell’ufficio Iat, le visite guidate, i convegni, le mostre, le pubblicazioni. Ma ci preme qui sottolineare la capacità strutturale che ha dimostrato questa organizzazione nel mettere in rete realtà associative diverse fra loro, società civile e istituzioni. A far collaborare livelli istituzionali diversi, a creare un’unità di intenti che raramente abbiamo osservato soprattutto nelle nostre vallate. Evidentemente, per questo, non c’entrano i finanziamenti. È invece una questione di speranza nel futuro e di attaccamento alla nostra cultura. Che andrebbero prese a modello da tutti quelli che hanno responsabilità ancora maggiori.
Editoriale del Novi Matajur del 13 giugno