Il parlamentare Roberto Novelli non perde l’occasione di dimostrare la sua contrarietà nei confronti della comunità slovena della provincia di Udine. Secondo l’interessato l’inserimento di Cividale nel perimetro territoriale in cui si applica la tutela della minoranza slovena è “stato del tutto ingiustificato, sul piano storico e culturale ed è percepito come un’ingiustizia dai cittadini”. Argomentando la sua osservazione il parlamentare evidenzia come negli ultimi tre anni siano state rilasciate soltanto 34 carte di identità bilingui. Secondo Novelli la situazione è differente a Trieste e Gorizia, comuni caratterizzati “dall’effettiva presenza della minoranza slovena, la quale andrebbe qualificata come minoranza nazionale, la cui tutela presenta implicazioni peculiari, anche sotto il profilo della politica estera e dei rapporti internazionali con la Slovenia.”
“Negare la presenza della comunità slovena a Cividale è offensivo e rappresenta da parte del parlamentare Novelli un tentativo di dividere una comunità mista”. Lo sostiene la senatrice del Partito Democratico Tatjana Rojc. Secondo la parlamentare, se si conosce la storia si sa che gli sloveni sono insediati nel Cividalese dal VI-VII secolo, dal 1866 si sono staccati dal corpo unitario e sono passati sotto l’Italia, ma questo non fa di loro una entità sconosciuta. Parlare oggi di Cividale, a 20 anni dalla legge di tutela, come di un territorio che non ha una presenza slovena è un’offesa gravissima.” Per Tatjana Rojc si tratta di un nuovo tentativo di dividere la comunità cividalese, composta da elementi italiani, sloveni e friulani. “È questa la logica – aggiunge – in cui rientra il tentativo di separare il dialetto sloveno della Val Resia dall’ambito della tutela della lingua slovena in Italia. Lo sloveno ha centinaia di forme dialettali e il resiano è una delle più arcaiche che si sono mantenute sino ai giorni nostri, essendo parlata da una comunità di lingua slovena rimasta isolata nelle valli per motivi geografici”.
Per quanto riguarda invece la proposta di Novelli di ‘riclassificare’ la minoranza slovena come ‘nazionale’ e non più ‘linguistica’ ai fini della tutela, la senatrice osserva che la legge non considera le minoranze nazionali. La Costituzione parla di minoranze linguistiche da tutelare con apposite norme, mentre la legge 482 del 1999 definisce e tutela le minoranze storiche, ovvero le comunità autoctone presenti in Italia che sono la francofona nella Val d’Aosta, la germanofona in Trentino-Alto Adige e quella slovena in Friuli-Venezia Giulia.
“Non posso commentare dichiarazioni fatte da altri e ognuno è responsabile delle proprie parole,” è stata la risposta che la sindaca di Cividale Daniela Bernardi ha dato ad una nostra collega del quotidiano sloveno Primorski dnevnik. La prima cittadina ha ricordato la proficua collaborazione con il circolo di cultura sloveno Ivan Trinko e in particolare con la presidente Iole Namor. Per quanto riguarda l’inclusione di Cividale nell’area di attuazione della legge di tutela, che il suo vicesindaco contesta, ha evidenziato che non c’è alcun problema: “Il punto di partenza è che siamo tutti italiani, ma ognuno con le proprie radici, con la propria cultura, il dialetto”. Per la prima cittadina ci sono persone interessate a coltivare le proprie radici e altre che a questo non sono interessate, e questo è possibile in un’Italia libera e democratica.
(r.p.)
Sono del PD. Basterebbe chiedere ai resiani se sono interessati a conoscere lo sloveno standard.
Il parlamentare Novelli invece ha assolutamente ragione. A Cividale del Friuli non vi è alcuna minoranza slovena autoctona. A dirlo non sono io, ma il censimento del 1971, effettuato dalle autorità italiane, il quale riporta un dato interessante: all’epoca gli sloveni erano meno dell’1% degli abitanti di Cividale. Una cifra irrisoria, che non prova l’esistenza di una minoranza slovena in loco. Inoltre, riporto con piacere quanto contenuto nel Manuale di linguistica friulana, edito da De Gruyter. Il libro, infatti, contiene un elenco di comuni che presentano una minoranza slovena: ebbene, tra questi non figura Cividale. Insomma, è acclarato che a Cividale del Friuli non vi è alcuna minoranza slovena autoctona. L’inserimento del comune nelle aree dove è tutelata la minoranza slovena è dovuto principalmente ad interessi di natura economica, ed è l’ennesimo caso di falsificazione linguistica, causato dai numerosi difetti della legge 482/1999, come riportato dal compianto linguista Fiorenzo Toso. Riguardo alla Val Resia, la popolazione si è già espressa a riguardo. I resiani non si sentono sloveni e non vogliono essere considerati tali. E’ vero che il resiano è considerabile un dialetto sloveno; tuttavia, presenta numerose peculiarità che lo rendono piuttosto differente dallo sloveno standard. Imporre lo sloveno standard al posto della parlata locale è un’idiozia (frutto di un nazionalismo sloveno mai sopito) che contribuirà al declino del resiano stesso. La cosa più giusta sarebbe separare le popolazioni della Slavia Friulana dalla minoranza slovena di Trieste e Gorizia, garantendo loro una propria identità e peculiarità linguistica, così come viene concesso ai walser del Piemonte e della Valle d’Aosta e ai cimbri e ai mocheni del Trentino, i quali non studiano il tedesco standard e non vengono inclusi nella minoranza di lingua tedesca.