Sui crimini del Reggimento ‘alpini’ Tagliamento è stata diffusa una versione “molto edulcorata”

La storia del Reggimento alpini Tagliamento della Repubblica di Salò – e più in generale del collaborazionismo sul confine orientale negli anni dell’occupazione tedesca – subisce ancora oggi revisioni e storture. Dovute in larga parte a ciò che avvenne negli anni successivi alla seconda Guerra mondiale, nel contesto della Guerra fredda. A complicare il compito degli storici contribuisce anche il clima che la politica crea intorno a quei fatti nelle varie ricorrenze con cui si ricordano gli avvenimenti di quegli anni. Il convegno organizzato dall’Anpi, che si è tenuto a Cividale lo scorso 19 novembre, ha voluto mettere un punto fermo sulla Liberazione della città avvenuta il primo maggio 1945. Un punto e a capo, diremmo, visto che la ricerca, anche quella storica, prosegue.
Di certo, oggi, l’analisi sui processi dell’immediato dopoguerra agli appartenenti al Reggimento alpini Tagliamento offre un’immagine più chiara di quanto avvenne in quel periodo. A realizzarla è stato Fabio Verardo dell’Università degli studi di Trieste. In questa intervista approfondisce alcuni dei temi della sua relazione al convegno che sono trattati in maniera sistematica nel suo libro “I processi per collaborazionismo in Friuli. La Corte d’Assise straordinaria di Udine (1945-1947)” (edizioni Franco Angeli).

Nella sua relazione, basata sullo studio delle carte processuali, ha affermato che oggi è in voga una versione ‘edulcorata’ del ruolo del Reggimento Tagliamento. Quali fatti corroborano questa tesi?
È piuttosto diffusa la vulgata che racconta il Reggimento alpini Tagliamento come un reparto che servì a togliere armi e uomini ai tedeschi e che difese l’italianità del confine orientale. Una narrazione questa che iniziò già durante la guerra e si diffuse rapidamente nei primi anni successivi al conflitto, ma che non regge come emerge dalla ricca documentazione raccolta e prodotta dalla Corte d’assise straordinaria di Udine. Da questa documentazione e dal lavoro giudiziario della Corte si evidenzia che il Tagliamento fu un reparto efficacemente strutturato e consistente anche dal punto di vista numerico; un reparto che non fu attivo solo nella gestione dell’ordine pubblico e presidiando il territorio, ma partecipò alla repressione anti-partigiana in Friuli compiendo rastrellamenti, azioni capillari di spionaggio e propaganda a favore del fascismo e del nazismo. Inoltre, con il proprio Ufficio politico investigativo, svolse un’intensa azione di intelligence, raccogliendo dati e informazioni. Tutto questo collaborando strettamente con i tedeschi.

Che rapporti ebbe il Reggimento Tagliamento con gli occupanti tedeschi? Ne ebbe anche con le SS?
Il Reggimento alpini Tagliamento dipese direttamente dai comandi del Litorale Adriatico. Avendo compiti di polizia e presidio del territorio, fu strettamente sottoposto alle direttive operative delle SS e fu in contatto con i suoi comandi che avevano la competenza in questo ambito nella Zona di operazioni. Dalle carte processuali emerge una fitta rete di relazioni con le SS alle quali il comandante del Reggimento Ermacora Zuliani rendeva conto recandosi di persona a Trieste. Tali dati confermano quanto scritto da Stefano di Giusto nel volume Operationszone Adriatisches Küstenland. Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943-1945 (edizione IFML, 2005 ndr.). Va infatti precisato che nella Zona di operazioni del Litorale adriatico nessun reparto italiano, benché fosse costituito con arruolamento di volontari, poté agire in modo autonomo dai comandi tedeschi.

È la conferma che la ‘difesa dell’italianità del confine’ non era il compito del reparto, anzi…
Il Reggimento alpini Tagliamento si impegnò con particolare zelo nella guerra antipartigiana. Questo fu, di fatto, il suo compito principale. Il reparto operò non solo contro la Resistenza jugoslava, che certo nella zona era quella più forte e strutturata, ma anche contro i partigiani italiani. In azioni condotte e concertate con i tedeschi o in autonomia, i militi del Tagliamento ebbero numerosi scontri armati con i partigiani, presero parte a rastrellamenti, rappresaglie ed esecuzioni. Ebbero dunque un ruolo molto attivo nella guerra civile.
La questione della difesa dell’italianità del confine risulta quanto meno problematica. Il Tagliamento fu posto su quelle zone dai tedeschi non certo per difendere l’italianità o gli interessi territoriali italiani in una Zona che i nazisti avevano concepito come una realtà plurinazionale da inserire nel Nuovo ordine che avevano concepito per l’Europa. L’azione del reparto collaborazionista faceva gioco agli occupanti per gestire e controllare il territorio e contrastare la Resistenza sfruttando le divisioni e i contrasti presenti sul terreno.
Lo prova anche la vicenda della banda Spollero (dal cognome del comandante Olivo Spollero ndr.), affiliata al Tagliamento. Questa banda – come avvenne per esperienze simili come le bande Leschiutta e Ruggero – fu impiegata in funzione antipartigiana e si distinse anche per aver commesso furti, saccheggi, devastazioni e molti altri crimini anche contro la popolazione sino agli ultimi giorni del conflitto.

Quale fu in genere il destino degli appartenenti al Reggimento Tagliamento nei processi e negli anni successivi alle sentenze?
I processi celebrati pochi mesi dopo la fine della guerra videro comminare sentenze severe. Anche se le continuità con il fascismo erano evidenti nella magistratura che celebrò questi processi, molte sentenze di condanna di appartenenti al Reggimento alpini Tagliamento furono nette nel definire la collaborazione criminale prestata ed equipararono i reati commessi contro i partigiani sloveni o in generale del IX corpus e quelli italiani.
Col trascorrere dei mesi e il desiderio di molta parte della società di chiudere rapidamente “la resa dei conti” con il fascismo e la guerra civile, questa linea di severità venne progressivamente meno. In tale contesto ebbero inoltre un peso anche alcune questioni meramente pratiche, come le crescenti difficoltà di ricostruire fatti e circostanze avvenute in zone sottratte al controllo italiano mentre il contesto della guerra fredda imponeva nuovi equilibri.
Ma nella storia giudiziaria di molti appartenenti al Tagliamento il vero punto di svolta fu l’amnistia proclamata nel 1946 dal governo De Gasperi, la cosiddetta amnistia Togliatti di cui beneficiarono praticamente tutti quanti erano ancora in attesa di giudizio o erano già stati processati. Fra questi vi fu anche il fondatore e il comandante del reparto, Ermacora Zuliani, che riuscì abilmente a ritardare la data del dibattimento e poté quindi beneficiare del provvedimento di clemenza. Zuliani, dopo circa un anno di detenzione preventiva, fu scarcerato e tornò senza problemi a vivere nel suo comune di residenza. Fa invece eccezione la vicenda di Olivo Spollero, condannato a 30 anni di reclusione per i gravi reati dei quali fu ritenuto colpevole nonostante l’amnistia. Spollero però non pagò il suo debito con la giustizia; contumace al processo, scappò in Liguria. Una testimonianza resa da suo figlio molti anni dopo ci informa che riuscì comunque a ritornare in Friuli e aprì addirittura un bar in piazza a Premariacco (testimonianza pubblicata a pagina 8 della rivista ‘Tagliamento (…sin simpri chèj)’, numero unico del 28 agosto 2016, firmata G . B. Spollero – figlio – ndr.).
Questi elementi suggeriscono che i conti col fascismo e con il collaborazionismo furono fatti rapidamente e lasciarono aperti diversi problemi. Ciononostante la documentazione prodotta e acquisita dai tribunali che celebrarono i processi contro i collaborazionisti nel dopoguerra è in grado di restituirci molti dati e di farci riflettere su quale fu il vero intento di chi, nei venti mesi di occupazione, scelse di stare dalla parte dei nazisti, come avvenne per i militi del Reggimento alpini Tagliamento.

komentarji: 2

  1. Spollero G. B. 26/04/23 at 20:00 - Reply

    Preciso che, al termine dei vari processi a carico del Ser. Magg. Spollero Olinto, fu definitivamente assolto per insufficienza di prove. Rimase solo una condanna a 5 anni di carcere per furto (sequestrò del burro a San Pietro al Natisone ai titini e lo ridistribuì alla popolazione del paese).
    Un tanto per la verità e la giustizia.

  2. PAOLO RUMIZ 25/01/23 at 16:26 - Reply

    Mi chiedo se non ci fosse stato il Reggimento Alpini Tagliamento che avrebbe impedito al ix corpus di arrivare al Tagliamento come da accordi stabiliti con Stalin?
    Poi tutti noi sappiamo che in guerra ci sono i crimini, furti saccheggi, ecc. La banda Spollero era affiliata e pertanto autonoma, il Reggimento Tagliamento era altro non certo una banda.

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