Le prime cose belle del nuovo anno che ci attende ci piacerebbe riguardassero, intanto, quell’appuntamento immancabile per gli sloveni della nostra provincia che è il Dan emigranta. Ci saremo, lunedì 6 gennaio, per manifestare ancora una volta una presenza e l’impegno che ci attende nel futuro. Con la certezza che qualche inciampo nella scorsa edizione possa essere definitivamente messo nel dimenticatoio, lasciando spazio invece a quello che più interessa in questa fase alla nostra comunità: come uscire da una situazione demografica ed economica pericolosa per la stessa sopravvivenza della Benecia. Rimangono sul piatto vari temi, ovviamente, che rappresentano altrettante sfide per il 2020 e per gli anni futuri: l’isolamento particolare che soffrono alcune nostre zone montane, penso soprattutto alle valli del Cornappo e del Torre, la questione dell’insegnamento trilingue (o quadrilingue) nella Val Canale, la necessità di creare, puntando sui nostri giovani, dei ‘quadri’ a cui iniziare ad affidare la nostra vita culturale, sociale e, magari, anche economica.
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Il 2020 sarà anche un anno importante per il Novi Matajur. In ottobre il giornale compirà 70 anni. Ai tempi si chiamava Matajur, il primo numero era composto da un foglio con articoli scritti in sloveno, la redazione si trovava a Udine. Cosa abbia rappresentato questo giornale per gli sloveni dell’intera regione, in sette decenni di storia, non sta a me a dirlo e comunque sarebbe impossibile in poche righe condensare il senso di un percorso informativo e culturale. In ottobre qualche bilancio lo faremo, nel frattempo continuiamo e continueremo come meglio potremo a raccontare questo piccolo ma ricco pezzetto di terra.
Auguri di buone feste, di cuore, a tutti. (m.o.)