Sanità e scuola, lì servirà ricostruire

Verrà il giorno, si spera non molto lontano, in cui si potrà tirare finalmente una bella linea su tutto il pandemonio pandemico di questo periodo, mettere la parola fine a un evento che – comunque la si voglia vedere – è epocale e cominciare con la ricostruzione. Perché di ricostruire si tratterrà, in molti settori partendo da zero, gettando via le macerie create in buona parte dal covid, in minima parte anche dalle carenze organizzative, dalle divisioni, dalla mancanza di informazioni certe e affidabili, in certi casi dalla presunzione che non si trattava e non si tratta di un’emergenza mondiale.
Quando si dovrà pensare alla ricostruzione, saranno soprattutto due, a mio modo di vedere, i capisaldi su cui bisognerà operare: la scuola e la sanità pubblica.
Quest’ultima, colpita al cuore dal virus, si è dimostrata – almeno in Italia, e certamente nella nostra regione – non all’altezza della situazione. Impreparata ad affrontare un’emergenza che se un anno fa poteva definirsi nuova e forse imprevedibile, oggi certo non lo è più. Eppure il Pronto soccorso di Udine, per fare un esempio, è sotto stress, faticando a gestire i ricoveri, perché non esistono altre strutture sanitarie e – sottolineo – pubbliche in grado di sopperire alle richieste. Oggi, un anno dopo.
La ricostruzione del sistema scolastico sarà ancora più complessa. Perché si tratterrà soprattutto di ridare a studenti, insegnanti e personale una fiducia che sta via via scomparendo. La fiducia in un’istituzione fondamentale per qualsiasi società, soprattutto per la nostra, dove l’età media delle persone continua ad aumentare e dove si dovrebbe indirizzare ogni sforzo affinché le giovani generazioni possano avere terreni fertili su cui costruire il proprio futuro.
Due ricostruzioni, due imprese ardue ma indispensabili.
(m.o.)

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