Grande incertezza nel mondo dello sport

Nelle diverse discipline sportive regna l’incertezza per quanto concerne le regole in merito al proseguimento o all’inizio della loro attività stagionale 2020/2021. Con la nota emessa congiuntamente dai presidenti regionali di Figc, Fip e Fipav Ermes Canciani, Giovanni Adami e Alessandro Michelli, che fa seguito all’appello del presidente regionale del Coni Giorgio Brandolin, è stato confermato lo stallo delle attività. Tutto è rinviato a tempi migliori, visto che anche la nostra regione è inserita attualmente nella zona ‘arancione’ Covid-19.
“Alla luce dell’attuale situazione sanitaria, che richiede ora più che mai la massima attenzione da parte di tutti, invitiamo tutte le società, ad eccezione naturalmente di quelle che stanno disputando i campionati di vertice, ad interrompere ogni forma di attività, allenamenti compresi, sia in palestra che in impianti sportivi in genere”, hanno scritto i presidenti regionali della Federazione Italiana Gioco Calcio, della Federazione Italiana Pallacanestro e della Federazione Italiana Pallavolo. “Pur consapevoli che il rigoroso rispetto dei protocolli ha praticamente impedito in questi mesi il diffondersi dei contagi negli impianti sportivi e comprendendo il grande sacrificio richiesto, desideriamo sottolineare che la nostra esortazione nasce dalla volontà di offrire la massima collaborazione nel contenimento del coronavirus, con la speranza di contribuire anche ad alleggerire la pressione sulle strutture sanitarie della nostra regione”, affermano i tre presidenti in quello che viene definito come “un accorato appello a tutti i nostri tesserati”. Ermes Canciani, Giovanni Adami ed Alessandro Michelli auspicano altresì che questo senso di profondo rispetto delle regole da parte dei rispettivi tesserati e questo ulteriore importante sacrificio, anche economico, delle società venga preso nella massima considerazione dal Governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e dalla Giunta regionale.
C’è grande preoccupazione intanto nel mondo del calcio, per la riforma del calcio dilettantistico, attualmente allo studio del governo, che obbligherebbe le società ad iscrivere all’Inps i propri tesserati. Se sarà portata avanti ed attuata, tutto il movimento dilettantistico nazionale dovrà adeguarsi o chiuderà i battenti. Si tratta di una legge programmata addirittura dal primo Governo Conte, che dopo un incontro tra lo stesso premier e il ministro Spadafora è stata ulteriormente limata. Questo è quanto è stato riportato dal portale atuttocalcio.tv. In pratica tutti i calciatori e dirigente dilettanti saranno considerati lavoratori sportivi: “Sono definiti lavoratori sportivi gli atleti, gli allenatori, gli istruttori, i direttori sportivi, i preparatori atletici ed i massaggiatori, i direttori di gara che, senza alcuna distinzione di genere e indipendentemente dal settore professionistico o dilettantistico, esercitano un’attività sportiva verso un corrispettivo al di fuori delle prestazioni amatoriali.” Una grossa novità, visto che fino ad ora per gli sportivi del mondo dilettanti era “esclusa ogni forma di lavoro, sia autonomo che subordinato”. I dettagli sono ancora tutti da stabilire, ma la strada sembra tracciata. I dilettanti avranno le stesse tutele dei professionisti, potendo beneficiare anche del fondo pensioni. L’attività di lavoro sportivo potrà così costituire oggetto di un rapporto di lavoro subordinato, autonomo od occasionale. Le società calcistiche dilettantistiche però, oltre a non avere ancora sostegno, incontreranno ulteriori difficoltà e la maggior parte di loro potrebbe essere costretta a chiudere l’attività.

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